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Strage 2 agosto, la Cassazione: “Accertare fatti appartiene alla collettività”

Gilberto Cavallini ha mentito, fornendo un alibi falso ai sodali che hanno eseguito materialmente la strage di Bologna. Lo dicono i giudici della Corte di Cassazione che ha reso definitiva la condanna all’ergastolo

“Un legame indissolubile tra questi quattro soggetti, confermato a distanza di 40 e più anni dalla istruttoria del presente giudizio”. Lo scrivono i giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione, nelle motivazioni della sentenza che lo scorso gennaio ha reso definitiva la condanna all’ergastolo per Gilberto Cavallini per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, in concorso con gli altri ex Nar, Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. “La dimensione primaria del giudizio sul fatto è quella che ricollega le persone di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro alla fase esecutiva della strage – scrivono i magistrati – Ciò perché da tale presenza deriva in via logica, ma con certezza, la falsità delle dichiarazioni rese da Fioravanti, Mambro, Ciavardini e Cavallini su quanto avvenuto quella mattina, “la comune gita a Padova”. Per i giudici “Se Fioravanti e Mambro erano a Bologna la mattina del 2 la versione fornita nel corso del tempo da costoro, ma anche da Cavallini, non è soltanto contraddittoria intrinsecamente o non dimostrata, ma è falso”. E ancora Cavallini si è reso disponibile non solo ad ospitare i due sodali a Villorba di Treviso ma si rende disponibile ad avallare un alibi che ‘sa’ essere falso”. Questo per la corte avviene in ragione della “condivisione del programma delittuoso specifico”. Sempre i magistrati hanno sottolineato come l’accertamento della verità, il “diritto all’accertamento dei fatti appartiene all’intera collettività”. Per gli avvocati parte civile si tratta di “una pagina fondamentale di giustizia”. La Cassazione, scrivono i legali, “ha confermato la responsabilità del Cavallini, del gruppo terroristico Nar e del neofascismo italiano nella commissione del più atroce e grave delitto commesso nell’Italia repubblicana. Il difensore di Cavallini, l’avvocato Gabriele Bordoni, replica che “Cavallini non si è potuto mai difendere. Credo che di questi aspetti se ne riparlerà a Strasburgo ed, un domani, in sede di revisione”, lasciando intendere un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

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