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Frena l’economia della regione per colpa dell’incertezza globale. E Confindustria chiede il Passante

I dati di Unioncamere e Intesa Sanpaolo: – 3% di produzione industriale per le pmi nei primi tre mesi dell’anno, le imprese faticano ad investire

BOLOGNA – Tra gennaio e marzo il volume della produzione delle piccole e medie imprese dell’industria dell’Emilia-Romagna è sceso del 3,2. Stesso andamento per il fatturato e gli ordini, con quelli dall’estero senza variazioni di rilievo. Sono i dati elaborati da Unioncamere regionale e Intesa Sanpaolo, dove l’export manifatturiero è sceso a circa 20 miliardi di euro.

Secondo le stime elaborate da Prometeia nel 2025 il valore aggiunto reale prodotto dall’industria regionale potrebbe riprendersi del +0,8%, ma il problema, spiega Valerio Veronesi, presidente Unioncamere Emilia Romagna, è il clima di incertezza globale che non si arresta: “La difficoltà per le imprese è programmare gli investimenti”, ha detto; secondo Veronesi è necessario “abbassare i costi dell’energia, rendere più investire, trattenere i giovani e trasformare la loro formazione nelle nostre future filiere, è ora urgente quanto forse mai prima dal dopoguerra”.

Per Confindustria, poi, ora più che mai bisogna aiutare la manifattura, ribadendo la centralità delle infrastrutture, “a partire dal Passante di Bologna la cui rilevanza non può essere messa in discussione a progetto approvato”, ha detto la presidente regionale Annalisa Sassi. E aggiunge: “L’industria della nostra regione risente dell’incertezza crescente. Per sostenere la fiducia di imprese e consumatori dobbiamo mettere al centro la manifattura e la nostra capacità del fare, l’eccellenza delle nostre produzionie investire nelle nostre città, per renderle più attrattive non solo per il turismo ma anche per i lavoratori”. La leader degli industriali emiliano-romagnoli parla anche di dazi e della necessità di negoziare con gli Stati Uniti ma soprattutto diversificare i mercati di sbocco delle merci.

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