Il giorno dopo la commemorazione della strage alla stazione del 2 agosto 1980. Fu la strage più grave nel nostro Paese dal dopoguerra, una ferita ancora aperta nella nostra memoria collettiva: 85 vittime e oltre 200 feriti. Decine di anni di indagini e tentativi di depistaggio, infine la conclusione del processo ai mandanti, e le polemiche politiche sull’origine della strage.
BOLOGNA – La commemorazione delle 85 vittime per la bomba del 2 agosto 1980. L’incontro coi familiari, il corteo, i discorsi ufficiali da piazza Medaglie d’Oro e il minuto di silenzio alle 10.25. La ministra Bernini, contestata, prende le distanze dal discorso di Bolognesi, che attacca: “Tutti gli stragisti sono passati dall’Msi”. Meloni: “Una delle pagine più buie della storia” dice il presidente del Consiglio, ma senza mai citare la matrice fascista. Bologna, a quarantacinque anni dalla strage italiana più efferata del dopoguerra, passata in giudicato come il punto più alto della strategia della tensione dalla chiara matrice della Destra eversiva, torna nel cuore del dibattito politico nazionale. Il governo “continuerà a fare la sua parte in questo percorso per arrivare alla piena verità sulle stragi che hanno sconvolto la Nazione nel secondo Dopoguerra, in un clima di collaborazione con le associazioni dei famigliari delle vittime” scrive Meloni, ma non basta e piovono fischi, pesanti. L’emissario del governo, la ministra Anna Maria Bernini non ci sta e rifugge collegamenti con questo governo e le vestigia del post fascismo, con tanto di fischi e contestazioni in più. Non vogliamo più pacche sulle spalle, vogliano verità, le risponde Paolo Bolognesi, da ieri presidente emerito dell’associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto. Personaggio scomodo perché le verità le urla in piazza. La stessa verità che conduce all’ultima sentenza, quella dell’ergastolo alla primula nera Paolo Bellini. Dal Msi sono nate organizzazioni come Ordine nuovo e Avanguardia nazionale, a cui apparteneva Bellini, appena condannato in via definitiva per il 2 agosto, che ha raccontato di essere infiltrato nel gruppo per il Msi. E oggi sulle colonne di Repubblica,
Benedetta Tobagi, storica, esperta di terrorismo, figlia di Walter il giornalista ucciso peraltro da terroristi di sinistra, ripercorre la storia di un partito che ha un legame identitario molto forte con la propria storia, per il quale significherebbe dover aprire l’album di famiglia. Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, i primi condannati per il 2 agosto, erano cresciuti nella sezione del Fronte della gioventù in via Siena a Roma. Dal negazionismo all’elusione il passo è breve: prima si depistava vaneggiando vendette palestinesi, oggi non se ne parla. Ma la strada è la stessa. “La strage della Stazione di Bologna ha impresso sull’identità dell’Italia un segno indelebile di disumanità da parte di una spietata strategia eversiva neofascista che mirava a colpire i valori costituzionali, le conquiste sociali e, con essi, la nostra stessa convivenza civile” è stato il monito, infine, del Capo dello Stato Sergio Mattarella.