A cinquant’anni esatti dall’omicidio di Pier Paolo Pasolini, i misteri della sua morte sono ancora tanti e per lo più irrisolti. Chiaro e potente, invece, fu il suo lungo rapporto con con la sua Bologna, dove volle girare il suo ultimo film. Da oggi la Cineteca ripercorre il viaggio del Pasolini divulgatore televisivo e, in un certo senso, precursore.
BOLOGNA – Esattamente cinquant’anni fa, nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, lo scrittore, regista e intellettuale Pier Paolo Pasolini viene ucciso brutalmente sulla spiaggia di Ostia. Era un sabato, come oggi. Sul suo corpo evidenti segni di percosse e quelli della sua stessa auto da cui fu probabilmente investito. Dopo 50 anni da quella terribile notte, restano ancora misteri e dubbi sull’omicidio: fu attribuito a un cosiddetto ragazzo di vita di 17 anni anni, Pino Pelosi, che si dichiarò colpevole. Il cadavere di Pier Paolo Pasolini venne rinvenuto con il cranio spaccato e quindi si concluse che le violente percosse furono la causa principale della morte. Sul suo corpo, si legge dagli atti, ci sarebbero anche i segni degli pneumatici della sua Alfa Romeo con cui si presume sia stato investito. Pasolini non si staccò mai dalla sua città e fu a Bologna che girò il suo ultimo film, uscito postumo, Salò e le 120 giornate di Sodoma. Negli anni successivi, una volta uscito di carcere, Pelosi negherà qualsiasi suo coinvolgimento con l’omicidio di Pasolini, attribuendo la responsabilità a un gruppo di uomini con accento siciliano che colpirono a morte lo scrittore. Tra le ipotesi avanzate nel tempo sui reali esecutori e mandanti del delitto ci sono stati gruppi di neofascisti, criminali della banda della Magliana, membri della loggia P2, questi ultimi preoccupati da un libro che Pasolini stava scrivendo sul caso Mattei e che avrebbe rivelato scomode verità. Una verità ancora tutta da scoprire. In contemporanea con la mostra Pasolini, Anatomia di un omicidio, che espone documenti e immagini di quel tragico evento e dell’iter persecutorio che lo ha preceduto, la Cineteca di Bologna presenta da oggi al 28 novembre un programma di proiezioni incentrato su interventi televisivi che, dagli anni Sessanta al 1975, hanno scandito la sua vita pubblica e che il poeta-regista ha talvolta saputo trasformare in veri e propri film-saggio o in una forma di originale divulgazione culturale, adottando la tv ed il suo messaggio come nessuno ha saputo più fare dopo di lui.