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L’alluvione di Bologna, un anno fa. Fra ricordi, paure e rimborsi lontani. VIDEO

Il 19 ottobre di un anno fa pioggia record e torrenti esondati trasformarono Bologna in una distesa di fango e paura. Il Ravone ruppe gli argini e l’acqua invase quartieri e sottopassi fino al centro. Un giovane morì a Pianoro, i danni superarono i 300 milioni di euro. E i risarcimenti tardano ad arrivare

BOLOGNA – Il 19 ottobre 2024 la città fu colpita da una delle peggiori alluvioni della sua storia recente. In poche ore caddero fino a 170 millimetri di pioggia, con il torrente Ravone che esondò all’alba nella zona ovest del capoluogo, travolgendo strade, garage e scantinati. L’ondata d’acqua si allargò rapidamente verso i le aree di via Saffi, Lame, Barca e Borgo Panigale. Il sistema fognario andò in crisi, i tombini esplosero, decine di auto furono trascinate via dalla corrente. La pioggia, iniziata nella notte, si trasformò in un fiume di fango che in poche ore paralizzò la città. Nelle zone collinari la situazione non fu diversa. A Pianoro, il torrente Zena ruppe gli argini e un giovane di 20 anni, finito con l’auto nella piena, morì annegato a Botteghino di Zocca. È l’unica vittima ufficiale dell’evento, ricordata oggi come simbolo di quella giornata di paura. L’acqua invase centinaia di abitazioni e negozi. In via Andrea Costa, Ravone e Zanardi i vigili del fuoco evacuarono decine di famiglie. A Casalecchio e Sasso Marconi si registrarono frane e smottamenti. Sottopassi e linee ferroviarie restarono bloccati per ore, mentre il traffico cittadino collassava. La Regione Emilia-Romagna dichiarò subito lo stato di emergenza. L’Arpae parlò di “evento eccezionale”, con un accumulo di pioggia giornaliera da record, il più alto da oltre un secolo. In alcune aree collinari, come Monte Donato e Sabbiuno, la quantità d’acqua superò i 180 millimetri. La conta dei danni fu pesante: migliaia di abitazioni colpite, centinaia di esercizi commerciali danneggiati, scuole e impianti sportivi chiusi per settimane. Il costo complessivo stimato superò i 300 milioni di euro solo per l’area metropolitana di Bologna. Molte famiglie hanno ricevuto contributi di emergenza, ma i rimborsi completi sono ancora in corso. Il Comune ha avviato una mappatura delle zone a rischio, mentre la Regione ha stanziato fondi per la manutenzione dei torrenti Ravone, Zena e Savena. L’alluvione mise in luce la fragilità idrogeologica di Bologna, una città stretta fra collina e pianura, attraversata da corsi d’acqua spesso invisibili. In molti casi gli argini non hanno retto, e le condotte sotterranee si sono rivelate insufficienti. Un anno dopo, restano i segni del disastro: muri scrostati, cantine ancora da sistemare, paure che tornano a ogni temporale. Le immagini dei quartieri sott’acqua, dei marciapiedi sventrati e delle auto galleggianti sono ancora vive nella memoria dei cittadini. Il 19 ottobre 2025 Bologna ricorda quella giornata come un monito. L’acqua del Ravone non ha solo invaso le strade, ma ha mostrato quanto un evento estremo possa travolgere un’intera città.
Un anno dopo, la ferita non è ancora del tutto rimarginata.

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