Nel parcheggio di fronte al Santuario della Basilica di San Luca i bolognesi riversano le ceneri dei propri cari, accompagnandole con fiori, piante e ricordi. “Umanamente comprensibile, ma non si può” dice il presidente del Porto-Saragozza, Lorenzo Cipriani
BOLOGNA – Ci sono fiori piantati per terra o altri di plastica appesi agli alberi e sassi con i nomi; piante, come quella di peperoncino; lumini e piccoli ricordi, persino urne funerarie e poi chiazze di polvere bianca e grigia: le ceneri. Il tutto in un punto panoramico e suggestivo della città, sui colli, a pochi metri dalla Basilica di San Luca. E’ proprio lì, nell’area verde che circonda il parcheggio del Santuario, che tanti bolognesi hanno deciso di sversare le ceneri dei propri cari, per poi andarli a trovare, portando un piccolo pensiero, come un fiore o, una piantina di ciclamino o un cactus. Con il sollievo di aver lasciato un parente o amico caro defunto in una zona meravigliosa, trasformandola però in un cimitero abusivo, segnalato dai residenti. Da qui l’appello di Cipriani a interrompere questa consuetudine. Comprensibile dal punto di vista umano ed affettivo, e probabilmente anche legata al voler esaudire il desiderio del proprio caro, e cioè spargere le proprie ceneri di fronte al luogo più amato: il Santuario di San Luca. Ma oltre ad essere vietato, periodicamente l’amministrazione è obbligata a pulire e bonificare il prato, buttando oggetti o ricordi preziosi