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Boom di cassa integrazione in Emilia-Romagna

“E’ a rischio la tenuta della manifattura, quindi servono politiche industriali e ammortizzatori in deroga per i settori in crisi”, dice la Cgil regionale dopo la pubblicazione dell’Osservatorio Inps sulle ore autorizzate nel 2024.

BOLOGNA – Nel 2024 in Emilia-Romagna sono state autorizzate 60,5 milioni di ore di cassa integrazione – ordinaria, straordinaria o in deroga -, in aumento del 54,7% rispetto ai 39 milioni di ore del 2023. I dati diffusi dall’Osservatorio Inps, i più elevati dalla fine dell’emergenza pandemica, fanno lanciare alla Cgil Emilia Romagna un allarme sul rischio di tenuta della manifattura e sulla necessità di politiche industriali e ammortizzatori in deroga per i settori in crisi. Dati che, sottolinea il sindacato, si inseriscono in un trend nazionale: lo scorso anno in Italia le ore di cassa integrazione autorizzate erano infatti più di 495 milioni, +52,4% rispetto al 2023 e +5,8 sul 2022.
In regione preoccupano soprattutto i dati degli ultimi mesi dell’anno: nell’ultimo quadrimestre 2024 sono state autorizzate oltre 26 milioni 500mila ore, contro le 15 milioni 760 mila dello stesso periodo dell’anno precedente: +68,2%. E la crisi sta colpendo anche il settore artigiano. Il Fsba (fondo bilaterale per l’erogazione degli ammortizzatori nel comparto) nei primi 11 mesi dell’anno è aumentato del 90% su base annua. È “una crescita trainata dal settore del tessile, abbigliamento e arredamento, dal settore delle pelli/cuoio e calzature e dal settore metalmeccanico”. Il segretario della Cgil Emilia-Romagna Massimo Bussandri parla dunque di cifre “gravi e preoccupanti. Contesto internazionale, crisi della manifattura tedesca e rallentamento dell’economia italiana stanno mettendo a dura prova la tenuta del sistema manifatturiero a livello azionale e regionale. La crisi industriale dovrebbe essere la priorità del Governo, che invece ripropone la ricetta inutile e dannosa dell’austerità, come sempre pagata dai più deboli. Chiediamo da mesi risposte concrete su investimenti, politiche industriali e ammortizzatori sociali ma il Governo appare completamente disinteressato alle condizioni reali dell’economia e del lavoro del paese”.

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