Primi sei mesi dell’anno negativi: Piacenza maglia nera (+56%), a Bologna il monte ore più alto (7,78 milioni). La UIL: “Manca totalmente un piano industriale nazionale”
BOLOGNA – La cassa integrazione in Emilia-Romagna continua a salire, il paragone col 2024 è fortemente peggiorativo e dietro alla fotografia di un sistema economico che ricorre in massa all’aiuto dello Stato si cela un quadro più ampio, fatto innanzitutto di consumi che non ripartono, ma anche – spiega il centro studi della UIL – di famiglie generalmente più fragili. Bologna fa registrare il monte ore più massiccio in Emilia-Romagna, quasi 7,8 milioni tra cassa ordinaria e straordinaria, con un incremento del 15%; l’aumento relativo è superiore in altre province, Piacenza ad esempio fa registrare un +56%, ma il dato è trasversale e affligge tutta la regione fino alla Romagna. E se l’aumento della cassa ordinaria è lineare quella della straordinaria è, invece, una curva che s’impenna: +38%, con scenari futuri imprevedibili legati al recente accordo sui dazi e a una generale situazione di incertezza particolarmente allarmante per la regione che più di tutte esporta verso gli Stati Uniti, con quasi 10 miliardi di euro di valore attualmente a repentaglio: giochi da grandi che ricadono, inevitabilmente, sui piccoli.