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Omicidio di Fallou, il 16enne a processo




Inizierà il 21 maggio. Lo scorso 4 settembre il ragazzo fu colpito a morte in via Piave dopo essere intervenuto in aiuto di un amico, che da tempo aveva screzi con l’imputato

BOLOGNA – Rinviato a giudizio: il processo a suo carico si svolgerà con il rito ordinario e comincerà il 21 maggio. Lo ha deciso il Gup del Tribunale dei minori di Bologna nei confronti del 16enne italiano accusato dell’omicidio del coetaneo Fallou Sall, avvenuto il 4 settembre in via Piave, e del tentato omicidio del suo amico, un 17enne bengalese a sua volta accusato di lesioni e molestie telefoniche nei confronti del principale imputato. Il sedicenne, assistito dall’avvocato Pietro Gabriele, ha partecipato all’udienza in videocollegamento dall’istituto penale minorile di Nisida e s è avvalso della facoltà di non rispondere. In aula erano presente anche il padre e la madre di Fallou Sall, insieme all’avvocata Loredana Pastore che assiste i genitori della vittima. Secondo quanto ricostruito all’epoca dagli investigatori, qualche giorno prima del delitto, il 31 agosto, c’era stato un primo incontro con una lite in strada tra il 16enne e il 17enne bengalese, non lontano dalla zona dove poi ci sarebbe stato l’omicidio e Fallou Sall in quel caso non era presente. Tra i due sarebbe nato uno scontro solo verbale e anche in quel caso, come poi avvenuto – secondo la versione difensiva – il 4 settembre, il giovane italiano è fuggito ed è stato inseguito da un gruppetto di ragazzi, che poi ad un certo punto ha desistito. Il 4, invece, il bengalese (che aveva anche un cane) e l’italiano si sono incontrati al parco del Velodromo, dove si sono presi a pugni. Il 16enne sarebbe fuggito verso casa, inseguito e raggiunto da più persone in via Piave prima di essere placcato a terra. Tra i ragazzi c’era Fallou, che sarebbe intervenuto in aiuto del 17enne. A questo punto il 16enne ha tirato fuori il coltello, colpendo alla cieca per difendersi – secondo la sua versione – e raggiungendo Fallou al cuore e l’amico 17enne al collo. Per la Procura, che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio, si è trattato invece di omicidio volontario.

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