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Il personale a tempo determinato del Cnr e le sigle sindacali chiedono al Governo un passo avanti nelle stabilizzazioni, a fronte di contratti in scadenza senza risorse per essere rinnovati

BOLOGNA – Marco Grande ha 31 anni, è siciliano, lavora a Bologna come tecnologo all’istituto delle Scienze dell’atmosfera e del clima, con un contratto a tempo determinato e senza la sicurezza che quando scadrà possa essere rinnovato. Una storia di precarietà simile a quella di tanti altri ricercatori che si sono dati appuntamento in piazza Galvani per sensibilizzare i bolognesi sulla solo situazione. Come Letizia Cremonini, 43 anni, Istituto per la bioeconomica del Cnr di Bologna, architetto che – ci ha detto – “scadrà il prossimo 16 luglio”.

Cinzia de Benedictis, 40anni. biotecnologa precaria dal 2023, ha iniziato invece a novembre un dottorato perchè il suo assegno di ricerca sarebbe terminato a fine anno e all’orizzonte per lei non c’erano contratti e concorsi.

Dopo sit-in, occupazioni e il lavoro dei sindacati confederali, si è raggiunto un primo minimo successo di stabilizzazione, con un finanziamento destinato al Cnr inserito in finanziaria, ma ancora del tutto insufficiente. Adesso si chiede al Governo di andare avanti, per non lasciare indietro nessuno.

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