Saranno esposte fino al 9 febbraio 2025 al Museo internazionale e biblioteca della musica in Strada Maggiore una cinquantina di opere affiancate da oggetti e memorie del cantante.
BOLOGNA – “Rio Ari O” è il logo simbolico a cui Luca Carboni fa riferimento e che ha scelto come titolo per la sua mostra d’esordio. Colui che ha fatto diventare Bologna una regola approda proprio nel cuore della città con una parte intima di sé che è pronto a condividere con il suo pubblico dopo un recente problema di salute che si è ora lasciato alle spalle. Fino al 9 febbraio 2025 si potranno, infatti, ammirare una cinquantina di sue opere pittoriche esposte al Museo internazionale e biblioteca della musica in Strada Maggiore.
Una seconda prima pagina bianca in ambito artistico per Carboni dopo il 1984, anno dell’album d’esordio “Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film” che gli spalancò le porte di una carriera musicale che celebra quest’anno i suoi 40 anni.
Un traguardo che è sancito non soltanto dai suoi 12 album in studio, un live e diverse raccolte, ma anche e soprattutto da un corredo di disegni, immagini, opere installative spesso legate al processo creativo di brani, interi album e tour.
E in effetti le opere del percorso espositivo hanno preso vita a partire dalla metà degli anni Ottanta affiancandosi al Carboni cantante, per questo nella mostra sono presenti anche oggetti, memorie, copertine di dischi, ma anche testi inediti e appunti che danno vita ad connubio artistico e musicale.
Una mostra che a partire dall’8 gennaio invaderà anche il Portico del Pavaglione con degli autoritratti di Carboni stampati su larga scala e appesi agli archi del portico in Via dell’Archiginnasio.
D’altronde tra le muse ispiratrici di Luca Carboni a primeggiare è proprio Bologna.