La vicesindaca di Bologna denuncia l’episodio e pone il problema della casa invocando un intervento del Governo e proponendo un tavolo in Questura
BOLOGNA – “Quello che è accaduto colpisce profondamente. È l’immagine emblematica di una grave crisi che sta attraversando il Paese sul tema casa”. La vicesindaca di Bologna Emily Clancy è intervenuta con una nota poche ore dopo lo sfratto con agenti antisommossa e i momenti di tensione vissuti in via Michelino: scene diventate in breve tempo virali sui social. E all’indomani dell’episodio ne ribadisce la valenza simbolica rispetto ad un cambiamento della dinamica del diritto alla casa e come questo “non possa essere lasciato – dice – al mercato dei privati”.
“Trovare affitti accessibili oggi per delle famiglie e a Bologna è molto complesso – prosegue Clancy – Alcune non possono spostarsi fuori città per via delle continuità scolastica dei bambini o del lavoro dei genitori”. Nel caso in questione, per esempio, una soluzione alberghiera individuata a Castel San Pietro non era praticabile. Ma il problema è più ampio. “Il Comune paga 3 milioni e mezzo all’anno per non mettere in strada famiglie che hanno sempre pagato l’affitto – spiega infatti la vicesindaca – Noi abbiamo 200 appartamenti solo per far fronte a situazioni di sfratto, finita locazione, morosità incolpevole, emergenza abitativa. Ma al momento sono tutti pieni. Abbiamo bisogno di un sostegno del governo”.
E mentre il collettivo Plat, dopo la passeggiata spontanea verso Palazzo d’Accursio con il Cua, organizza ora un’assemblea pubblica sul tema casa, sull’episodio sono intervenuti anche l’assessore regionale Giovanni Paglia, Alleanza Verdi e Sinistra, Coalizione civica e la Cgil con il Sunia. “Su questo tema così rilevante l’ iniziativa del Governo Meloni e del tutto assente, se non controproducente – ha dichiarato invece il deputato bolognese del Pd Andrea de Maria – siamo tutti chiamati a mettere in campo una vera svolta nelle iniziative istituzionali”.
E proprio su quanto successo ieri in via Michelino, la Questura precisa che “al momento dell’accesso all’immobile da parte dell’Ufficiale giudiziario incaricato dalla Corte d’Appello di Bologna erano già presenti, all’interno delle abitazioni oggetto del provvedimento di sfratto, alcune decine di attivisti del gruppo Plat”, i quali – spiega piazza Galileo Galilei in una nota – “avevano posizionato tavole di ponte e martelletti pneumatici per puntellare la porta d’accesso allo scopo di impedire, anche con una forzatura, l’ingresso”. Il comunicato sottolinea inoltre che “le Forze dell’Ordine non sono mai venute a contatto con le famiglie occupanti, né tantomeno con i bambini che si trovavano all’interno di altre stanze al momento dell’accesso, ma solo con gli attivisti che, oltre che all’esterno dell’edificio, anche all’interno degli appartamenti, ponevano una decisa resistenza. Sarà redatta informativa di reato all’autorità giudiziaria”, conclude quindi la Questura.