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Strage di Bologna: l’alibi di Bellini caduto dopo più di 40 anni

Nelle motivazioni della sentenza d’appello i giudici – che hanno confermato l’ergastolo per l’ex terrorista – smontano la ricostruzione dell’imputato: “Una versione preordinata e solidissima. Era consapevole che nell’attentato avrebbe avuto un ruolo determinante”.

BOLOGNA – Il 1° agosto 1980, il giorno prima della strage, il reggiano Paolo Bellini non andò in ospedale a Parma a fare visita al fratello Guido, come ha raccontato. Bellini, secondo la sua versione, doveva mettersi d’accordo col fratello per accompagnare la nipotina in vacanza al Tonale con la famiglia il giorno successivo. Ma la cognata, che rimase in ospedale tutto il giorno, ha detto di non averlo visto e ha raccontato che la partecipazione della figlia al viaggio era stata concordata da tempo. L’imputato ha poi sostenuto che la notte fra l’1 e il 2 agosto pernottò in hotel a Fidenza e la mattina dopo partì per Rimini, per andare a prendere la famiglia e raggiungere il Tonale. Anche questa ricostruzione, secondo i giudici, è smentita dai fatti. Dalle registrazioni dell’hotel Due Spade non risulta nessuna camera a nome di Roberto Da Silva, il falso nome usato all’epoca da Bellini, e lo stesso albergatore ha negato la circostanza.
E’ quello che si legge nelle motivazioni della sentenza che ha confermato la condanna all’ergastolo con l’accusa di aver partecipato alla strage alla stazione di Bologna, che provocò la morte di 85 persone e il ferimento di altre 200. I giudici si sono soffermati in particolare sull’alibi. “Un alibi – scrivono – appositamente preordinato con largo anticipo, raffinatissimo e apparentemente solidissimo, organizzato nei minimi particolari ed eseguito altrettanto abilmente”.

Ma quell’alibi è stato infine smontato in sede processuale. Secondo la ricostruzione della corte, infatti, Bellini, alle 6,30 del 2 agosto 1980 era a Scandiano, nel punto concordato con la cognata per prendere la nipote e da lì si è diretto a Bologna: ha lasciato la bambina in auto, sorvegliata da un uomo di fiducia, il tempo necessario ad entrare in stazione per poi tornare dopo l’esplosione e allontanarsi. L’ex moglie, Maurizia Bonini, ha coperto Bellini per anni, poi in primo grado ha raccontato un’altra verità: il marito – ha detto – arrivò a Rimini alle 12,30, orario compatibile con la presenza dell’estremista nero in stazione alle 10,25, al momento dell’attentato. In aula la donna ha riconosciuto l’ex marito nel famoso video girato da un turista tedesco.

di Manuela Catellani

https://www.reggionline.com/strage-bologna-le-motivazioni-della-sentenza-dappello-video

https://www.reggionline.com/strage-bologna-giornalista-vignali-bellini-sottovalutato-video

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