Sedici anni dopo è un bolognese il primo italiano a salire sul podio. L’impresa di Kimi Antonelli in Canada è già una pagina di storia
BOLOGNA – Tra record battuti e altri avvicinati, tra l’effetto sorpresa e il valore sostanziale dell’impresa, Kimi Antonelli ha già riscritto a soli 18 anni e 9 mesi la storia. Il primo podio in Formula 1 del bolognese, terzo in canada dietro al compagno di team Russell e al campione del mondo Vertsappen, davanti alle Mc Laren che mai erano rimaste fuori dalle premiazioni quest’anno, è qualcosa difficile da spiegare, nonostante numeri e parole non manchino. Primo podio italiano dopo 16 anni senza tricolore tra i primi tre piloti, l’ultimo era stato Jarno Trulli nel 2009 in Giappone. Antonelli è anche il più giovane di sempre a riuscirci per l’Italia ed è il terzo più giovane di sempre dopo Verstappen e Stroll. Un podio che ha meritato le commozione sua e di papà Marco, che l’ha seguito su quella pista dove, altro motivo di inevitabile stupore, Kimi non aveva mai guidato. Un momento storico dunque e di grande emozione, che riscatta gli appassionati italiani e bolognesi dal lungo digiuno e dalle difficoltà irrisolvibili delle Ferrari, quinta e sesta con Leclerc e Hamilton. “Il nostro piccolo Kimi sta diventando grande” è stata l’esultanza di Toto Wolff, il gran capo Mercedes che in lui ha creduto fin da subito. Stress e felicità ha raccontato invece lo studente del Salvemini, “me lo sentivo” ha detto dopo la gara condotta in rimonta e chiusa riuscendo a non far passare il leader della classifica generale, Oscar Piastri con la sua velocissima McLaren. “E’ stato davvero difficile” ha detto ancora Antonelli, prima che la Safety Car entrasse in pista e la gara si chiudesse lì. “Ora voglio la vittoria”, non si accontenta giustamente il debuttante, che nel suo percorso di crescita è passato da qualche Gran Premio difficile e lontano dai primi, che gli è servito per crescere e compiere questo capolavoro su un circuito difficile come quello di Montreal, dove è stato capace di non farsi bloccare nemmeno dalla responsabilità di doversi tenersi alle spalle le McLaren.
