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Al giardino del Cavaticcio, Bologna, come ogni anno, ha ricordato con commozione quei difficili giorni

BOLOGNA – Il 6 agosto 1945, alle 8.15 del mattino, Little Boy, la bomba atomica statunitense, devastò la città giapponese di Hiroshima, causando, con la successiva esplosione del 9 agosto a Nagasaki, più di 200.000 vittime, quasi tutte civili. Ieri, al giardino del Cavaticcio, Bologna, come ogni anno, ha ricordato con commozione quei difficili giorni di fine guerra.

Una giornata dedicata alla cultura e alle tradizioni del Sol Levante, con laboratori di scrittura, origami, profumi e sapori di un paese che negli ultimi anni è al centro dei desideri di viaggio degli italiani e degli occidentali. La devastazione della guerra è stata raccontata con la proiezione dello spettacolo teatrale contemporaneo La Nube atomica, in cui parole, danza e musica si mescolano alla tragicità di quelle ore. E poi il momento più atteso, l’accensione delle lanterne galleggianti, più di 1000, e la loro posa sul canale artificiale del parco.

Una tradizione che in Giappone vuole rendere omaggio agli spiriti degli antenati e per aiutarli, proprio attraverso la luce, a ritornare serenamente nell’aldilá dopo la visita al mondo terreno. Tanti i messaggi scritti sulle lanterne: c’è chi chiede la fine delle ostilità che affliggono il mondo in questi anni, chi una vita più felice, chi l’incontro con un amore perduto.

C’è chi chiede scusa e chi si fa carico degli errori dell’umanità. Ma c’è anche chi preferisce lasciare la lanterna bianca, così com’è. Forse un invito a ripartire da zero, ricominciando finalmente a pensare e ad agire senza pregiudizi, fondamentalismi ed estremismi. Un foglio bianco tutto da riscrivere.

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