Un finto Caf di Imola emetteva falsi documenti, facendoli pagare agli stranieri anche fino a 10mila euro: 8 indagati
BOLOGNA – Oggi che il sistema è cambiato, il raggiro non sarebbe più possibile. Ma a primavera del 2023, con un sistema ingolfato da migliaia di domande, era sufficiente inviare un foglio bianco per aderire al decreto flussi e alle domande di lavoro, attraverso le quali si poteva far arrivare in Italia stranieri dal Marocco e dalla Tunisia, ma anche dal Bangladesh, dal Pakistan e dallo Sri Lanka . I controlli a campione rappresentavano un rischio marginale per le 8 persone destinatarie di misure cautelari e che, secondo le indagini della squadra Mobile di Bologna, avevano messo in piedi un finto Caf, operante in due sedi a Imola. Accusati oggi di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Passati trenta giorni dall’invio della pratica, in automatico l’ambasciata rilasciava il visto. Il lavoratore, a volte consapevole, ma molto spesso vittima lui stesso di un raggiro che costava 3mila euro a pratica, arrivava nella Prefettura di destinazione, Bologna, Ferrara, Milano, Napoli e Foggia soprattutto. Scoprendo che il lavoro non c’era.
Bastava un foglio in bianco, oppure documenti contraffatti. Nei guai un 51enne abruzzese, l’unico finito in carcere, mentre moglie, figlia e altri due legati al finto Caf sono ai domiciliari. Degli 8 destinatari di misura cautelare, due sono stranieri, e uno tunisino, attualmente irreperibile