Una ventina di profughi è attesa da giorni a Bologna, ma il conflitto tra Israele e Iran li ha bloccati a Gaza. E proprio lì diversi bambini che sarebbero già dovuti essere al sicuro nella nostra città sono stati feriti dalle bombe mentre erano in fila per avere del cibo
BOLOGNA – Sono circa una ventina i profughi da Gaza attesi a Bologna, ma bloccati dall’escalation del conflitto tra Israele e Iran, con la conseguente chiusura dello spazio aereo in Giordania. Così come per le 106 persone già ospitate in città, la maggior parte sono bambini. E per di più bambini che sarebbero stati feriti in modo grave mentre erano in fila, a Gaza, per avere del cibo. E così la preoccupazione espressa nei giorni scorsi dall’assessora al Welfare Matilde Madrid, ora diventa la descrizione di una situazione drammatica. “Non abbiamo ancora previsioni sui tempi in cui potremo tornare ad accogliere le persone provenienti dalla Striscia di Gaza” ha detto Madrid. Nel frattempo però, afferma l’assessora, “ci arrivano dalle autorità italiane all’estero notizie drammatiche: del gruppo di persone che dovevamo accogliere, che eravamo in attesa di ricevere per un ricongiungimento familiare, alcuni bambini sono stati gravemente feriti dall’esercito israeliano mentre erano in attesa di cibo”. Quindi, afferma Madrid, “mentre il tempo passa, il massacro continua e non si ferma”. Da qui l’appello: “chiediamo il più possibile di esfiltrare comunque dalla Striscia di Gaza le persone che necessitano di mettersi in salvo e di ricevere cure altrove, in attesa comunque di partire da Amman. Perché ogni ora che passa è un’ora in cui tante vite sono a rischio di essere perdute per sempre”. Da Bologna viene anche ribadito l’invito al Governo per un impegno e un piano straordinari di accoglienza dei profughi palestinesi, con fondi straordinari. “Dopo aver fatto un lavoro di rete con le città- spiega Madrid- è previsto un incontro convocato da Anci con il Dipartimento nazionale di Protezione civile e altri dipartimenti nazionali coinvolti, perché l’opzione più organizzabile a livello nazionale sono le missioni sanitarie, quindi corridoi che consentano alle persone di uscire per ragioni di cura” ed essere poi collocati nelle città italiane in base alla patologia e alla disponibilità degli ospedali.