La commozione è stata tanta, lo stupore anche, di chi non era venuto a conoscenza di una malattia fulminea e letale
BOLOGNA – La sensibilità, la generosità, in campo e fuori, lo spirito di amicizia e poi la classe, rara e distribuita, sotto i tabelloni o quando, fra amici, si ricordava l’argento di Mosca, o l’oro di Nantes, magari accanto ad un bicchiere o a bordo campo. L’ultimo saluto a Marco Bonamico, per tutti il Marine, una delle più forti ale grandi della storia del basket italiano, è stato un rito collettivo, con il feretro nella piccola chiesa di San Girolamo della Certosa seguito da un migliaio di persone, appassionati, sportivi, amici, compagni di squadra, vecchi campioni. La commozione è stata tanta, lo stupore anche, di chi non era venuto a conoscenza di una malattia fulminea che in poche settimane ha portato via quello che per tutti era il Marine. Renato Villalta, storica bandiera della Virtus, dove Bonamico ha vinto due scudetti e due coppe italia, ha perso un fratello.
Bonamico, classe 57, è stato sia enfant prodige, sia atleta longevo, tanto che la sua vita sportiva ha abbracciato due intere generazioni di cestisti.
Con loro, fra gli altri in ordine sparso, Alessandro Abbio, Ario Costa, Walter Magnifico, Jack Galanda, Nino Pellacani, il mondo Virtus ed il mondo Fortitudo. Non ha voluto mancare alle esequie Ettore Messina, l’attuale allenatore dell’Olimpia Milano, che lo allenò da coetaneo e che lo descrive così, a cuore aperto
Commosso il saluto della figlia Elena, modella e influencer, che era legatissima al papà e che ha lo ha salutato, prima di raggiungere l’impianto crematorio di Borgo Panigale, scrivendo sul ricordo funebre una frase indicata per un genovese fuori dal tempo, Bolognese d’adozione: In cerca di venti a favore, per viaggi controcorrente. Ciao Marine!