A un anno del disastro alla centrale di Bargi, si attende il via libera della Procura per accedere con i sommozzatori ai cinque piani ancora pieni d’acqua. Il punto con il comandante Caciolai
BOLOGNA – Un periodo di stasi, necessario per pianificare le prossime mosse. Il primo anniversario della strage di Suviana, che verrà ricordata mercoledì con una la deposizione di fiori e una messa nella chiesa di Camugnano alla presenza delle autorità e dei rappresentanti del Gruppo Enel, coincide con una fase in cui nella centrale di Bargi a prevalere è la prudenza. “Quello che è successo è un unicum”, sottolinea Mauro Caciolai, il comandante dei vigili del Fuoco di Bologna, che dal 9 aprile 2024 sono stati una presenza costante nelle operazioni di soccorso prima e con gli interventi di recupero del sito nella fase successiva. “Un ambiente confinato, che richiede attenzioni particolari per intervenire, pieno d’acqua dopo l’esplosione, un’acqua che, tra l’altro, chissà cosa aveva dentro”, precisa. Una situazione che insomma fa aumentare le incertezze. Al momento sono cinque i piani liberi, svuotati nel corso di questi 12 mesi grazie all’installazione di un sistema di bonifica: un’attività complessa, che ha premesso si depurare l’acqua da ben 139 sostanze diverse e di restituirla così senza timori al lago. Altrettanti però sono i piani della centrale ancora sott’acqua. Ed è naturalmente lì che si concentreranno i prossimi sforzi, in particolare quelli del reparto sommozzatori dei Vigili del Fuoco, necessari per operare a temperature molto basse, in un’atmosfera priva di ossigeno. Proprio lì, infatti, bisognerà recuperare alcuni dispositivi di monitoraggio e di controllo individuati tramite droni subacquei: saranno necessarie quindi fasi svuotamento controllato propedeutiche a questa operazione, ma per questo serve attendere il via libera della Procura. “Si sta andando avanti con lentezza – spiega Caciolai – una lentezza però giustificata”