Protesta di cittadini sull’alveo del Torrente Zena, a Botteghino di Zocca, per chiedere che partano i lavori per la messa in sicurezza del territorio, colpito 3 alluvioni. A ottobre 2024 anche una vittima. “La sicurezza non può più aspettare” dicono con badili, pale e carriole
BOTTEGHINO DI ZOCCA (Bologna) – “La sicurezza non può più aspettare”. E’ la frase ripetuta da cittadini e residenti della Val di Zena che, muniti di pale, picconi e carriole, hanno dato vita ad una protesta sull’alveo del Torrente all’altezza di Botteghino di Zocca per chiedere che i lavori per la messa in sicurezza partano il prima possibile. Quel torrente infatti ha esondato 3 volte travolgendo case e persone, incluso Simone Farinelli, il 20enne vittima dell’alluvione di ottobre 2024. E che in vista del prossimo autunno continua a fare paura. Alla protesta anche una delegazione della Giunta di Pianoro, guidata dal vicesindaco Luca Casarini. Il primo cittadino Vecchiettini ha inviato una lettera al Comitato: “Gli interventi che sono stati realizzati – si legge – non sono ancora sufficienti e serve certezza sulla data di inizio di quelli annunciati”. Comprendiamo le difficoltà delle strutture tecniche – scrive ancora il sindaco – ma prevenzione e difesa della popolazione non si possono rimandare”. Il Comitato continua poi a dialogare con la Regione e la sottosegretaria alla Presidenza Rontini, che nei giorni scorsi ha annunciato due interventi da 2,2 milioni di euro per la Val di Zena. Intanto ci sono ancora cittadini che non sono potuti rientrare nelle loro case. Come Katia, che abitava al Farneto 1